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Weber Emil

Weber Emil è nato a Kramsach, Austria, il 25 aprile 1949. Vive e lavora a Moena (TN), in Via Cerilo Dellantonio, 31. Tei. (0462) 573055.

Note Critiche

II percorso di Emil Weber, artista di Moena, ai confini della Ladinia, corre parallelo ad una strada che dal mondo esterno conduce al mondo intcriore. Tragitto assai comune a molti artisti che dalla figurazione, lentamente, sono andati a parare in una sorta di astrazione che possa compendiare l'impulso inferiore di essere presenti nell'opera.

Le opere esposte non dicono molto del passato dell'artista eppure senza questo non si potrebbe capire il presente. Infatti da dove nascono queste spirali, le sbavature di colore, le colate che si gettano sulla tela, se non dal bisogno dell'inconscio di presentare se stesso attraverso dei simboli segnici?

Negli anni settanta operava all'interno di uno schema formale caro ai surrealisti. La figura si collocava in un ambito fantastico in cui la maschera e la deformazione era parte integrante dell'economia del discorso pittorico e grafico. La figura si presentava come "l'immagine di una realtà soggettiva filtrata attraverso la percezione della relatività della condizione umana" (G.Franchetti). Uno scavo continuo nel passato per dare forma alle paure e alle angoscio della contemporaneità, "immagini che parlano di spirito e di materia, di moduli espressivi e di energia creativa" (L.Carli).

Esaurita la fase della proposizione della figura come elemento catalizzatore di un humus in perenne ebollizione , Weber ha preferito gettare una volta per tutte sulla tela le espressioni dirette del proprio lo, senza mediazioni di miti e favole. In questo ripercorre le tappe dell'Action Painting americana, dell'esistenzialismo angosciante di Pollock e Gorkj.

Il gettare è già un gesto liberatorio, ma il caos non è da lui così come l'accidente casuale non rientra nei piani. E allora nascono da qui le spirali, di una linea che si avvolge su se stessa, a imitazione forse delle numerose spirali che si incontrano nella natura. E' un motivo aperto, ottimista: niente di più facile, quando si è partiti da un'estremità della spirale che giungere all'altra estremità. Non traggano in inganno le macchie colorate, quei grumi esplosivi dai cento colori. Sono gettati lì apparentemente senza logica, in realtà sotto questo caos sta una struttura mentale -e grafica- ben precisa. Niente è lasciato al dominio del caos. Calcando un po' l'interpretazione potremo avvicinare questi grafismi ad una sorta di mandala personale, di specchio -psicogramma in cui seguire le linee per trovare il centro. E' un centro ipotetico, non come lo intendiamo solitamente. Il centro è l'incontro tra l'esterno e l'interno, tra il viaggio e il punto d'arrivo. Non ce n'è soltanto uno. Potrebbero essere una miriade, dispersi ai quattro venti. L'artista attraverso il segno è alla ricerca del ricongiungimento. E' un gioco, un gioco serio, come lo erano i labirinti delle cattedrali medievali. Compirne il tragitto non è cosa dell'oggi. Ogni giorno si aggiunge una tappa e le spirali diventano sempre più ordinate, il caos si allontana.

Fiorenzo Degasperì

Alcune opere

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
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