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Padre Emilio Chiocchetti

Filosofo

Nasceva a Moena il 17  Settembre 1880, da una famiglia numerosa, umile e contadina. Come tanti dei suoi coetanei, da bambino aveva il compito di custodire le pecore al pascolo, anche se a dire la verità questa occupazione non gli piaceva e, come rivelerà anni dopo, spesso si dimenticava delle povere bestie fermandosi a pensare e sognare. Dopo gli studi ginnasiali, nel 1895 veste l'abito francescano ad Arco per poi passare al convento di Rovereto dove termina il liceo. Intrapresi gli studi teologici a Trento, viene ordinato sacerdote nel 1903. Più tardi è a Roma, dove si specializza "cum laude" in filosofia. Dopo una breve parentesi di insegnamento a Rovereto, inizia un periodo di viaggi in Italia ed Europa, occasione per prendere contatto con le correnti culturali e filosofiche più moderne. In questo periodo inizia la sua attività "pubblicistica", inviando corrispondenze per il giornale "Il Trentino" (diretto al tempo da Alcide Degasperi), riportando e delineando i caratteri del movimento cattolico europeo. Focalizza il suo interesse soprattutto sulle attività sociali in ambito cattolico, rivolte all'istruzione ed alfabetizzazione delle masse popolari. In campo filosofico sostiene la rinascita spiritualistica in varie università europee, nell'ambito del tramonto inesorabile del positivismo materialista, del quale il Chiocchetti fu sempre fiero avversario. Collabora con diversi giornali e riviste nazionali ed assume anche la direzione della "Rivista Tridentina", trasformandola da rivista di storia locale a giornale a tutto tondo del pensiero contemporaneo. Sono gli anni della forte contrapposizione intellettuale fra laici (socialisti e liberali) e cattolici. Il Chiocchetti prende nettamente la posizione di questi ultimi, convinto della crisi irreversibile della società borghese e della necessità di un nuovo modello sociale, fondato sull'educazione ed emancipazione delle persone. Questo ruolo di animatore culturale, si manifesta  nel terreno più propriamente filosofico in un'aspra polemica con il mondo intellettuale trentino, secondo lui troppo spesso supino al positivismo. In questa disputa tiene la difesa di un suo illustre predecessore, Antonio Rosmini, pensatore amato dal Chiocchetti, attraverso il quale egli puntava alla rinascita del pensiero spiritualista. Oltre che in campo propriamente dottrinale, è anche autore nei primi anni venti dell'opera di filosofia di Benedetto Croce, guadagnandosi per la sua onestà intellettuale l'apprezzamento del filosofo napoletano. Nel 1921 è collaboratore a Milano dell'Univeristà del Sacro Cuore, malgrado l'opposizione dei gesuiti che lo accusano adirittura delle eccessive simpatie per l'idealismo. Qualche anno dopo ottiene anche la libera docenza in storia della filosofia alla facoltà di magistero, per poi diventare professore nel 1930, anche se a causa dell'aggravarsi della malattia che lo accompagnerà tutta la vita, fu costretto a rinunciare alla carriera universitaria. Tornando al terreno della cultura in generale, il Chiocchetti si impegna anche nella realizzazione di una società che riunisse tutti gli studiosi indipendenetemente dall'orientamento ideologico. Nasce così nel 1919 la Società per gli Studi Trentini, confermando quel modo di agire in campo culturale che sempre lo caratterizzò, improntato sempre all'onestà intellettuale, considerando sempre la cultura al di sopra delle divisioni ideologiche. Ma  l'opera di padre Emilio non si limitò alla semplice "animazione culturale". Lo troviamo "sul campo", in prima persona, nell'affrontare le problematiche sociali e le ingiustizie che affliggevano la società trentina del primo dopoguerra. Appoggia l'iniziativa vescovile "Famiglia Materna" esaltando e valorizzando il ruolo della donna in ambito sociale. Si tratta di un'istituzione volta all'aiuto delle ragazze e dei bimbi in difficoltà e costituisce la sintesi applicativa del suo pensiero cattolico in ambito sociale. Tale iniziativa trova la sua realizzazione a Rovereto e più tardi a Milano. Dell'ambiente moenese padre "Milio del Lenz" (così veniva chiamato in paese) portò con sè il carattere bonario ed ingenuo, poco adatto a districarsi fra le invidie dei cattedratici. Mal disposto alla tattica ed alle mediazioni, non rinunciava ad essere polemico nel campo delle idee, tenace nel proporle e difenderle. Del montanaro risentiva anche il suo scrivere, brusco, secco, preciso e stringato. Tornava con continuità nella natìa Someda, soggiornando nella "Ciasa de i Prevez" (casa dei preti), così chiamata perchè ha fornito tra fratelli e nipoti ben sette reliogiosi. Moena lo ricorda sempre come un suo figlio glorioso del novecento, dedicando in suo onore le scuole e la biblioteca comunale, dove ancora oggi spicca un suo busto alla memoria. Muore proprio a Someda il 27 Luglio del 1951 e viene sepolto nella cappella riservata ai preti di Moena. Ai suoi funerali gli rendono omaggio tantissime persone venute da lontano, ma più di tutto rimane il pensiero del grande filosofo Benedetto Croce che così lo ricorda: "volevo bene al Chiocchetti e avevo grande stima della sua cultura e del suo lucido ingegno che gli faceva scorgere la verità e gli impediva di trattarla e maltrattarla per ragioni di scuola e di credenza". Moena sia sempre orgogliosa di aver dato i natali ad un personaggio così illustre.

 

A cura di Antonio Sommariva

 
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